31.1.06

svegliarmi é come nascere

svegliarmi m`é difficle come nascere cazzarola!
ricordate quando stavate a testa in giú tra le gambe di vostra madre?
quando uscire anche solo con gli occhi era stato un casino??
e la parete elastica della vagina vi schiacciava il nasino..?
e non vi potevate neanche immaginare che eravate solo all´inizio??
che mancavano il mento,
e il collo (ah, un momento di tregua)...?
Lo so, lo so, c´era un odoraccio di disinfettante e di anestetico che vi faceva girare la testa, avreste volentieri vomitato se aveste avuto qualcosa nello stomaco..
ma non era cosí,
e quel cazzo di tizio con lo sguardo spiritato, la mascherina, e l´alito fognato da sigaretta (per quelli nati di notte come me; latte stantio per quelli della mattina; sgombro al tatziki per quelli del pomeriggio e cavoli al vapore per quelli della sera)??
quel tizio che non vi mollava un istante gli occhi di dosso? ve lo ricordate lo spiritato??
Ci´aveva delle cazzo di mani enormi e ti tastava, ti prendeva il cranio, ti tirava.. quel bastardo.. e sembrava che godesse che diceva "si, cosí.. bene.. avanti cosí.. ssi, cosí.."

Eppoi le spalle, cazzo, le spalle!
e a quel punto si voleva lasciare il banco: "NO, lasciamo stare.. non se ne fa piú niente..
ci riproveremo piú avanti,
capite gente? oggi non é giornata. no no, insisto... io torno dentro, e fottetevi pure tutti...
Ahi! Vecchio bastardo! Mollami, mollami!! AAAAAhhh, che male!!
Ah si, m´hai tirato fuori?? Tieni brutta merda, fatti un sorso di piscio prenatale!!"

E cosí, senza neanche essersi resi conto, s´era nati,
ci´avevano tirato fuori dal buco nero, ci´avevano dato alla luce - dicevano con tono sensazionale-, ma l´avevamo subodorato fin dal principio che era una fregatura, e che adesso bisognava cominciare a spaccarsi il culo per respirare, ingurgitare, cagare, pisciare, piangere, dormire, svegliarsi,
svegliarsi appunto.

30.1.06

my private investigation

Ok, il mio siciliano é assai scandaloso, aspetto una traduzione fedele, per il momento questo é il meglio che sono riuscito a fare: (So che l´ultima foto é scurissima, provate ad aumentare la luminositá del vostro schermo... dopotutto un malavitoso sogno!)

CAPO_ Chi é idd co´o capell verde?
FRANKIE_ Idd´ è l’uomo della frutta, capo.
CAPO_ Ti riferisci o fetuso di Hans o’Rapanellu?
FRANKIE_ Si capo.
CAPO_ I nostro uomo che controlla a piazza d’Università?
FRANKIE_ Proprio chiddo, capo!
CAPO_ Ma guadda che minchione e sbiddu! E’ noi che ci si fidava, che’ngrato!

Mo´vediamo quanta voglia glie resterà de cantare a chista facciaugulu!
FRANKIE_ De iddo non bisognava fidarsi capo, già te lo dissi.
CAPO_ Ecciavevi raggione, Frankiebello, cciavvevi raggione!
Ma dimmi, come facisti a scoprirlo?
FRANKIE_ Lo tenevo d’occhio,
perché non me piaceva capo, non me piaceva proprio pe niente!
CAPO_ Ecche mmai ti fece stu testa’eminchia?
FRANKIE_ Vedi capo, andò così: passavo dillà ch´avevo appena mangiato e dal momento che

non avevo molti spicci – che chillo era uno bruttu periodo – ci’avevo rinunciato
o solito cafè. Alchè ti passo davanti al banchetto di Hans o‘Rapanellu ecche cci vedo?
CAPO_ Ecche cci vedi?
FRANKIE_ Arance! Arance belle grandi profumate! Non puoi neanche’maginare quanto belle

erano capo. Allora mi dico: “Frankie, suvvia, quanto vuoi che costino? Piamone una”
E così una gliene chiedo.

CAPO_ E iddo?
FRANKIE_ Iddo me la dà.
CAPO_ Embeh, e allora?
FRANKIE_ E allora un euro mi chiede!
CAPO_ Un euro?
FRANKIE_ sii
CAPO_ Un euro per un arancia?
FRANKIE_ ssii! A mia?? Un euro per un arancia?! Non me lo doveva fare! Non a mia, non a

Frankie “braccinecorte, non a Frankie “listinodeiprezzi”! Pecchè Frankie noonn dimentica capo!
Frankie non dimentica!

26.1.06

allucinazioni

Pattinaggio sul lago ghiacciato, 1888.

Ora "cibo per vermi"...

ma guarda come si divertono queste sardine ritte sulle punta della loro coda...,
quanti secondi li separano da noi "sardine ancora calde"?
uno, due, ... ottocento, ...dieci alla venticinquesima ?

il tempo di questo pensiero?
quanto tempo, quanto tempo?
questo fragor di schiamazzi é arrivato fin qui, fin qui indesiderato ha raggiunto le orecchie in questo solido, solidissimo "oggi" ...
li abbiamo pregati di rispettare il decoro della loro stessa morte,

di non turbare l`eterno riposo a cui li abbiamo relegati,
ma costoro ci ignoravano,

non comprendevano i nostri diritti di vivi,
"non diteci, non diteci quello che sapete!" gli intimavamo,
"rimanete lí, non avvicinatevi ancor piú!", e,
invano.
Quelli continuavano il loro volteggiare leggero
serpeggiando spalla a spalla
sul lago ghiacciato... cosí lisciamente e senza tregua

ci sventolavano al passaggio


22.1.06

allegretto veloce poi forte fortissimo

Giovedì notte una serata che vale tutto un Erasmus.
Vi sono stati diversi luoghi, diversi momenti, molta birra, chiacchere poliglotte, grandi danze, traslazioni da un posto all’altro.. risate, molte risate, risate in una leggerezza rara.
Ma dell’immagine n°1, l’immagine simbolo, devo assolutamente cercare di darvi un'idea.
Dunque,

Ouverture:
si era una quindicina di italiani piú qualche polacco, tedesco o irlandese o danese, boh..una ventina di persone.. insomma ci stavamo spostando dal covo Erasmus ad una grossa discoteca e così si aveva appena preso la metro.
Non vi dico il chiasso che s’era creato nel vagone nel quale eravamo saliti, in particolare c’era Tony – un napoletano-romano (immaginatevi voi) – che gridava slogan italiani in inglese maccheronico, ragazze sbronze che cantavano “You’re Beautiful..”, e altre grida “minori”.
In tutto questo osservavo il tipico tedescotto intransigente baffuto e brizzolato che non appena eravamo entrati aveva protestato scocciato forse perché qualcuno l’aveva spinto..

Beh, se prima aveva avuto UN motivo per lamentarsi, ora ne aveva troppi!
Perché il tedesco, che a volte -soprattutto per gli italiani- è lamentoso, ha un limite!
Il tedesco può incazzarsi per qualche motivo particolare, o forse anche due o tre motivi insieme, ma le sue critiche sono sempre puntuali, precise: non riesce neanche a concepire un casino come quello, la sua formazione mentale non gli può dire nulla su come reagire a quel disordine sovradimensionato. Quindi – dicevo – osservavo il tedescotto che se ne stava seduto e disorientato come un bambino che aveva perso di vista la mamma, poraccio, s'era ridotto a mugolare come un cane randagio..
MA QUELLO, purtroppo per lui, NON ERA ANCORA NIENTE!

Climax:
Perchè dopo quello che vi dirò il tedescotto letteralmente “non era più”!

Uscito dalla metro? Lo escludo: era bloccato dalla calca.
Spostatosi nell’estremità opposta del vagone? No, anche questo gli era impossibile.
Nascostosi nella sua ventiquattrore? Non diciamo stupidaggini!
Credo che quel pover’uomo che come ogni giorno tornava dal lavoro molto tardi sia stato letteralmente travolto come da uno Tsunami, smaterializzato come da una esplosione nucleare, annichilito, convertitosi da corpuscolo a onda,
si, insomma: non c’era più! No more! Caput! Nicht mehr! Aurevoir! Adieu! Aufwiedersehen!

Immaginatevi,
immaginatevi una ventina di Erasmus spagnoli birra-muniti che aspettano la metro sul binario di Odeonsplatz ,
e,
immaginatevi anche una ventina di Erasmus misto-italiani costipati nella metro che sta arrivando a Odeonsplatz…


Ce l’avete? Si?
Bene, tenetela ferma così.., toglietele ogni suono, scattate e :
“Signori, questo è Erasmus!”

Le Colme:
UNA DEFLAGRAZIONE!
UN IMPATTO INCOMMENSURABILE!
UNA FORZA D’URTO VIOLENTISSIMA!
UNA SCOSSA SISMICA!
UN SUONO CHE PRIMA E’ BASSO E CONTINUO E POI PIAN PIANO SALE DI ACUTEZZA, SALE, SALE FINO AD UN BOATO CHE SCUOTE L’INTERO BINARIO, E LA PIAZZA DI SOPRA, ED I TEDESCHI CHE DORMONO SERENI, ED I BAMBINI CON LE CARTELLE VICINO AL LETTO PRONTE PER LA SCUOLA DEL GIORNO DOPO, E LE STATUINE DEL CARILLON DI MARIENPLATZ CHE CIGOLANDO RUOTANO DOLCEMENTE SU STESSE SPINTE DA UN VENTO EDUCATO…!

Il fatto è che gli spagnoli non stavano andando alla discoteca, bensì dall’altra parte, al covo Erasmus, e quindi non dovevano prendere quella metro!

Eh allora Tony ha il colpo di genio.
Tony l’ispiratore, Tony il trascinatore, Tony il pazzo, Tony che sa che al covo non c’è più nessuno vien colto da una visione ed agisce con una risolutezza cristallina:
Esce dal treno e prende uno, due, tre spagnoli e li spinge nella carrozza, e poi ancora e allora si forma un nugolo di corpi tipo Rugby, un aggregato densissimo italo-iberico che si espande da dentro il vagone a fuori sul binario, ed il conducente vorrebbe ripartire e le porte fremono, e i tedeschi si domandano,
«e i tedeschi si domandano».

“i tedeschi aspettino, aspettino che mi sembra di vedere che.. si!,
sembra che gli italiani stiano avendo la meglio: son riusciti a portar dentro anche Maria,
e con Maria dentro il peso degli spagnoli rimasti fuori scende di brutto.”
“ok, sembra che finalmente gli spagnoli stiano realizzando che la festa sta andando in quella direzione,
un momento, ecco che son saliti tutti, scusate l’attesa“.

Chiusura (immaginatela alla moviola con sottofondo da sistema solare):

Tony che per la gioia cerca di sollevare Maria,

Maria che salta,
l'ombra che oscura le teste di una coppietta bavarese,
Maria che sfiora i crani dell'atterrita coppietta bavarese,
le mani di Tony che affondano nel sedere di Maria
...
ed il treno che riparte dopo 2 MINUTI di sosta forzata!

Mi permetto di proporvi anche alcune testimonianze sulla serata di Rafeli.

18.1.06

P. _ ultimo con vergogna

Parte l’uomo mosca, parte la grassona, parte P.
P. si mantiene al fianco dell’uomo mosca, la grassona fa l’andatura.
Ecco che completano ora la prima vasca, l’uomo mosca sopravanza di poco la grassona.
Attenzione stanno terminando la seconda vasca: P. sembra aumentare il ritmo,
(“cazzarola, devo migliorare sto stile, la mia rana è un po’ paraplegica!”)
Sorpasso! P. tocca il muretto per secondo!
(“fanculo l’uomo mosca, un argento va più che bene!”)

Ma cosa succede? Perché P. si è fermato? Non sa che manca ancora un giro!
(“porcatroia sti stronzi non si sono fermati!”)
Oramai possiamo dire gara terminata per P. ...
(“Ormai non li riprendo più.. anche se… ma ‘fanculo, chissenefrega!”)
Ma cosa fa? P. riparte! Inaudito: sta nuotando a stile libero! Che vergogna!
Eccolo di nuovo dietro la grassona e - non visto – riprende a nuotare a rana. Colpo di scena!

Ultimi metri:
P. sfrutta la scia dell’uomo mosca per oltrepassare la grassona, ma è allo stremo,
la grassona è invece regolare come un metronomo è tocca per seconda il muretto!
(“sto morendo”)
Gara conclusa:
Primo uomo mosca,
seconda grassona,
terza l’amica della grassona a bordo della grassona,
quarto ed “ultimo con vergogna” P.

La grassona gioisce dando il cinque all’amica ed insieme si dirigono verso le scalette.
Ecco che passano ridacchiando a fianco di P. che messosi in piedi [l’acqua è alta 1 metro, ndr] ondeggia come lo sconfitto in attesa della Fatality del gioco di Subzero, Scorpion e
Ryan-l’uomo del fulmine (Mortal Kombat).
(“la vista mi si offusca, le forze mi lasciano, i suoni son come echi lontani: Dio mio, perché mi hai abbandonato?”)

Lo sconfitto esce dall’acqua,
(“ogni goccia pesa come venti libbre di gorgonzola”)
mestamente punta l’uscita,
(“ah? Sto andando verso l’uscita?”)
oscilla, zigzaga e barcolla,
pencola, ciondola e vacilla
tentenna, dondola’e tremolando traballa.

Soccorsi! Soccorsi! Pronto Intervento!
Il corpo di P. galleggia privo di coscienza nei 30 cm della vasca dell’Acqua-Gym!!
(“non piangete per me: sono già morto!”*)






* from Barney _ TheSimpsons

13.1.06

la domanda che é in te OVVERO "metto la maglietta della salute o faccio il figo?"

Oggi livello creativitá bassissimo ma grande giornata di studio e adesso vi beccate una bella secchiata di filosofia!
Tra l´altro quanto scritto anche se va bene per l´interpretazione che piú vi piace dovrebbe mettere sulla buona strada quelli tra voi interessati all´essenza dell´essere,
.. ma confessatelo che almeno una volta ve lo siete domandato tutti.. !!
ad ogni modo per chi non si vuole spaccare la testa non c´é problema: la risposta é talmente ovvia che potete benissimo continuare a vivere pensando di non conoscerla che la differenza é minima.


SE UNA DOMANDA É GIUNTA FINO A TE PER TROVARE RISPOSTA
QUESTO POTREBBE STAR AD INDICARE
CHE ESSA - LA RISPOSTA - É DENTRO DI TE, RIPOSTA NEL PIÚ PROFONDO FIN DALL´ORIGINE;
E LA DOMANDA, POVERINA, HA SUPERATO GRANDI ESTENSIONI (MA ANCHE NO) ED ATTESO LUNGHI TEMPI (MA ANCHE NO) PER TROVARE LA PROPRIA META/Á - LA RISPOSTA - CHE GUARDA CASO POTREBBE ESSERE PROPRIO IN TE:
PROPRIO TU CHE HAI PROVATO QUEL SENTIMENTO,
PROPRIO TU CHE HAI SAPUTO TRASFORMARLO IN UNA DOMANDA,
PROPRIO TU CHE HAI INTERESSE A RISPONDERVI.

FORSE POTRESTI ESSERE TU IL LUOGO ED IL MOMENTO
AL QUALE QUELLA DOMANDA ERA DA SEMPRE
STATA RIMANDATA
PER ESSERE RISPOSTA.

(un messia...)
A VOLTE PER GIUNGERE ALL`ORIGINE DI UNA COSA BISOGNA FARE TUTTO IL GIRO ED ARRIVARLE ALLE SPALLE.

DA MIO NONNO DA BAMBINI CI PIACEVA FARE IL GIRO DELLA CASA DI CORSA E VEDERE CHI FACEVA PRIMA.
MA BISOGNAVA PASSARE PER UNA PORTA E QUELLA PORTA SI APRIVA SOLO DA UNA PARTE.
LA DOMANDA É TROVARSI CON LE SPALLE ALLA PORTA DAL LATO IN CUI NON SI PUÓ APRIRE.
METTERSI ALLA RICERCA DELLA RISPOSTA É COMINCIARE AD ALLONTANARSI DALLA PORTA, FARE TUTTO IL GIRO DELLA CASA, E ARRIVARE ALLA PORTA DALL´ALTRO LATO.
APRIRLA É SORPRENDERE LA DOMANDA ALLA SPALLE, MA QUESTO É SCOPRIRNE LA RISPOSTA. O no??

(tutto questo mi fa ricordare un bellissimo mini racconto di Kafka: "un messaggio dall´imperatore", e non so perché dal momento che con sta cazzata della domanda/risposta non centra proprio niente!)

Panda-Poesie

(SENZA PAROLE)

10.1.06

una piccola innegabile peccaminosa crapula

Ah, i corvi scrivono in Webdings: sapete come fare vero??

cominciare a sentire che non mi sono piú concesse le attenuanti del principiante;
cominciare a smettere di sentirsi principiante;
diventare sempre piú insofferenti alle proprie menzogne
perché l´infinito si sta rimpicciolendo sempre di piú
ed il tempo si fa piú severo;

spostare i propri sforzi dal voler essere migliori al voler essere felici;
vivere ció che si desidera senza smarrire la libertá e perseguire la libertá senza ignorare ció di cui si ha bisogno;

cominciare a cercare di ridurre le astrazioni come queste e darsi una mossa che non é piú il tempo degli indugi e delle fughe,
ma é ormai il tempo saldamente, intrascendibilmente PRESENTE del NONPIÚANCORA;
cazzo devo muovere il culo che sono le quattro!
FIRMATO
un corvo che passava di qua ma che era di fretta

9.1.06

In principio era il Verbo

DAL MOMENTO CHE
"In principio era il Verbo"
ALLORA
il Verbo era in principio.

DA QUESTO CAPISCO CHE LA CREAZIONE DEI TEDESCHI E DEL LORO INCASINATISSIMO IDIOMA
- NEL QUALE NUOVAMENTE MI TROVO IMMERSO -
NON ERA NEI PIANI DI DIO!
SI SARA´ TRATTATO DI UN MOMENTO DI DISTRAZIONE...
CHE FORSE IL PLASTICO DELL´UNIVERSO GLI ERA CADUTO DAL TAVOLO RIBALTANDOSI
ED IL VERBO ERA COSÍ SCIVOLATO ALLA FINE;
OVVIO CHE POI, RIMETTENDO TUTTO A POSTO, SI SARA´ DIMENTICATO DELLA GERMANIA CHE COSÍ - MIO MALGRADO - RIMASTA É.
NCULOFA!

6.1.06

Della Fiaba Invernale OVVERO Una Storia di Calzetti

IO- E’ partito-non c’è più!
TU- Come non c’è più?
IO- Oggi ho guardato fuori sul terrazzo e non era più lì.
TU- Partito?
IO- Probabilmente..
TU- Per dove?
IO- Chi lo sa..
Alla ricerca del compagno disperso?
TU- Non lo escluderei..
IO- Tornerà?
TU Assai poco probabile.
IO- E noi?
TU E noi.
IO- Noi cosa?
TU- Noi ci conviene restar saldamente attaccati a questo “noi”.
IO- Non vuol dir niente!
TU- No, vuol dire che è meglio star attenti a non perdere il contatto con la realtà… intendo, cioè, il contatto con noi stessi. Con quello che si attende a noi qui ed ora, concentrati, concentratissimi.
Per non perdere il senso delle cose, il senso delle cose. E’ importantissimo!
Bisogna stare attenti che il senso delle cose non se ne scappi con le cose, quando le cose se ne vanno, altrimenti son cazzi, son cazzi amari. Sissignore: cazzi amari!
IO- Eppure ora guardo al terrazzo, e lui non c’è, e mi chiedo dove sia..
TU- E dove vuoi che sia?
IO- Da qualche parte sarà..
TU- Ottima risposta! Non avrei saputo rispondere in modo più corretto: “da qualche parte sarà”!
Che altro ti domandi?
IO- Mi domando che starà facendo..
TE- Che posso dirti..: ipotizza!
IO- Starà tra la neve, forse.
TU- Ok, mettiamo che ora io sappia per certo che egli è sulla neve e te lo confermi, sei soddisfatto?
O magari no? O magari avresti voluto sapere che ti stava pensando?
Magari avresti voluto sapere che stava cercando, in mezzo a mille difficoltà, di ritornare a te.. magari vorresti che ti dicessi che ben presto sarà di nuovo con te! O mi sbaglio?
Come trovar familiare che colui che sempre “fu” per noi ora non è più qui, ora non si presenta,
gentile e un po’ imbarazzato come accadeva, d’innanzi ai nostri occhi adoranti?
Non è questo in realtà quello che ti stai domandando?
IO- Chi lo sa ormai? Tu oltre a questo che sapresti dire?
TU- Non molto di più..
IO- Sai che una volta dimenticato sarà più facile, non è vero? E non ti sbagli.
TU- Credi che riuscirai a non dimenticarlo?
IO- Non lo so.. ma avverto che ha avuto così tanto a che fare con me, che lo considero ormai una parte del mio intimo.
TU- Ma le cose fan parte dell’esterno, le vedi: non sono te!
IO- L’esterno sono le cose così come abitualmente le distingui da te e che si alternano l’una all’altra incessantemente, ma allo stesso modo sono ancora cose quelle che, fortemente volute e fortemente trattenute fino ad averle fatte restare, vanno a riporsi nel luogo in te più protetto dal tempo: l’intimo, il fondo della caverna.
TU- Ma se il tuo esterno sono cose e il tuo interno è ancora una (s)elezione di cose, oltre a questo, cosa rimane di te? Dove si nasconde il tuo io profondo? La tua essenza prim’ancora dell’incontro con le cose?
IO- Negli occhi prim’ancora che si aprissero.
TU- Ma gli occhi senza cose son ciechi!
IO- E allora né il mondo c’è ancora, e neanche tu ci sei ancora!
TU- E cosa c’è?
IO- C’è l’avvento: l’attesa della venuta sincrona di entrambi. C’è un palcoscenico vuoto di fronte ad una platea vuota, ed un silenzio perfetto che vibra d’una tensione smisurata, una tensione che spacca.
TU- Dunque se è così, lui che se ne è andato ha prodotto come un buco, una mancanza,
un vuoto nel mio interno, nel mio sé?
Perché come cosa nell’esterno non lo trovo più. Lo trovo ora, e sembra tutto capovolto (!!), solo nel mio interno. Esso ha perso la sua indipendenza e la sua libertà individuale, la creatività imprevedibile del suo agire come singolo. Egli dipende solo dalla mia capacità di ricordarlo, di serbarlo nel mio pensiero e dunque, soprattutto, di andarlo a ridestare ogni tanto ed ospitarlo nei miei occhi. Ed osservare assieme a lui il mondo così come accade in quel momento. E sapere che cosa lui mi direbbe a proposito, in che modo il suo amore per la vita si esprimerebbe lì.
IO- Ma forse non sempre sarà così presente in me, il tempo passerà e temo che, nonostante tutto, lo dimenticherò inevitabilmente.
TU- Ma come poter continuare a ritenersi colpevoli di dimenticare? Il tempo mangia i suoi figli, ed i figli restan pur sempre della stessa pasta del padre ...
… son uccisioni – queste - alle quali siamo costretti a fare il callo, dimenticare, superare, andar oltre..
è NECESSITA’!
IO- Andrà tutto perso dunque: le cose andate perse e noi stessi quando ci perderanno?

Non è importante tanto cosa va perso, né chi lo perde e lo ricorda o lo dimentica.
Tutte le cose, anche le persone, non sono mai abbastanza reali per non essere dimenticate.
Ciò che non perisce mai è ciò che non ha come unica (assai relativa) salvezza il ricordo:
è ciò che può sempre rinascere.
E’ la Fenice, l’universale, lo spirito che sempre rinasce nell’uomo che realizza la propria umanità.
E’ il sentimento rammemorante sorto in quelli che un po’ si sono commossi per il calzetto rimasto vedovo.
Si, erano due calzetti !!
Eppure costoro non sapevano affatto chi fossero i due protagonisti,
ma il contenuto emotivo della fiaba li ha raggiunti ugualmente.
Ogni essere che trova nella disavventura di X un’analogia con una particolare condizione d’essere dell’essere umano che anche lui ha provato COMPRENDE.
Anche se non sa che X=calzetto.
Ed ora che sa che è un calzetto sorride perché “mai calzetto alcuno arrivò a tali altezze di liricità”.
Ma io dico che si può!
(Oggi non è più il tempo degli eroi, nessuno sarebbe disposto ad onorarli e nessuno si sacrificherebbe per diventarlo, solo due calzetti sono degni di diventare eroi)
Dico che è possibile che un ridicolo calzino ispiri sentimenti di tenerezza e compassione!
Perché – e questo è il punto - anche il povero e semplice calzino è capace di rendermi l’immagine di me stesso come uno specchio.
La ricchezza di liricità e sentimento dell’essere umano che lascia scorrere le proprie passioni invade ogni oggetto del suo mondo.
Ed ogni oggetto comincia a parlare, diviene un’isola del sé di quell’uomo.
Più propriamente il calzino suscita in lui un sentimento di tenerezza e compassione, ma lui E’ essenzialmente questo complesso di sentimenti ed E’ QUESTO che vede allo specchio grazie al calzino come medium
(che alla fine si rivela essere una sua proiezione).
Ma in realtà è il contenuto umano che caratterizza il sentimento che tramite il calzetto vuole farsi condividere.
Quando un uomo incontra un altro uomo incontra essenzialmente se stesso,
qui è possibile la condivisione, non la proiezione:
condivisione del sentimento di fronte ad un oggettività condivisa: la storia del calzetto!
La quale riproduce l’identico (il sentimento) di esperienze diverse e sorte per ragioni differenti di due persone: tale identico è il primo ontologico, l’universale nel quale le anime si incontrano. Chi non ha mai avuto esperienze che attivassero sentimenti di tenerezza e compassione nei confronti di una separazione improvvisa di un’unione felice e di una reazione incondizionatamente e magari infondatamente speranzosa,
non compassionerà mai lo sventurato calzetto!
In realtà però la compassione non ha istituito una relazione di empatia con il calzetto ma con colui di cui la fiaba è immagine.
La sua storia non è che il ritratto dello spiritello che gli si animava dentro.
Questa storia è una parte di me, di più:
sono io in un particolare modo, o ancora di più:
è l’uomo che sempre è, or ora in me rivelato in una sua particolare e unica sfacettatura.
Ed anzi è il calzetto che rivela, proprio come un gioco di specchi, un volto che in altri modi non è possibile vedere: il volto unico della Coscienza Felice d’Essere.

1.1.06

Anno nuovo vita nuova...



... e la secolarizzazione avanza!