26.12.06

FIABA INVERNALE: "A MARIA E' CHIARO CHE"


Dicono a Venezia : “a metaremo sora che’altra”.
Lo dicono dell’acqua quando piove.
Questa sera Maria esce per una passeggiata .
La pioggia scende fine fine, scivola sull’ombrello di Maria e di lì salta per lasciarsi assorbire dal nero denso dell’asfalto.
Maria invece, frapposta in quell’intervallo di caduta, si compiace al pensiero che il prezzemolo verrà su molto bello: ha fatto bene ad attendere un po’ più del solito per seminarlo.
Il prezzemolo – lei non se ne rende conto - suggerisce a Maria tre ordini di considerazioni.
Pensa che oggigiorno si è troppo attaccati alle cose terrene,
pensa che a tutti – deboli e potenti – la morte non farà alcuno sconto,
pensa a quei due testimoni di Geova, una sessantenne chiattona con un bozzo sulla fronte spalleggiata da un vecchio canuto e silenzioso, che le avevano detto che lei non avrebbe fatto parte dei 144 eletti che Geova avrebbe salvato.

Il cielo è ancora chiaro e Maria entra nel supermercato mentre una forza che spinge dal didentro comincia a penetrare la cuticola dei semi ammorbidita dalla pioggia.
Questa cosa che accade silenziosa nelle tenebre della terra non fa parte delle cose terrene alle quali - Maria dice - si è troppo attaccati.
Le è chiaro – pur non sapendolo coscientemente – che, in seguito alla morte del marito, non sono state certo le suppellettili in cucina o i mobili del salotto o la televisione, ad averle dato uno sprone per andare avanti.

[I vestiti, gli oggetti appartenuti ad una persona si possono mettere assieme e dar via in qualche ora. Una casa con tutte le sue cose dentro si può cancellare in una giornata di lavoro].

Erano stati il figlio, i conoscenti, i passeri che venivano a raccogliere le briciole, le piante.

[Solo ciò che vive custodisce il significato del vivere, solo ciò che vive può rammentarcelo.
Ci contorniamo di oggetti morti, inanimati; l’entusiasmo per l’invenzione del computer non fu molto diverso da quello per l’invenzione del martello, oggi ci sentiamo “cool” perché abbiamo il “martello”, siamo la natura che si emargina, siamo la vita che venera la non vita].

Ad ogni modo, le è chiaro – ma a lei il pensarlo dà un certo sollievo - che c’è un tempo finito.
Tutti hanno un tempo finito.
Ciascuno – quaggiù nel mondo terreno - sceglierà di perseguire ciò che preferisce, di vivere nel modo che più gli sembrerà conveniente, che sia giusto o meno giusto, meditato o più irriflesso… e poi, … beh, poi il tempo finisce e buonanotte a tutti.

Secondo quanto dicono i suoi testimoni il regno di Geova, il paradiso, non sarebbe in un oltremondo ma sarebbe sulla Terra stessa, e solo 144 eletti dovrebbero abitare tale paradiso.
Ora, il problema consisterebbe in questi altri 6 miliardi circa di esseri umani che – al momento – scorrazzano liberi nel giardino di Geova mischiandosi il sangue tra loro, mangiando cibi impuri e facendo tutta una serie di cose che fanno incazzare di bestia Geova.

Maria è cattolica, ascolta i preti e le basta.
A lei i testimoni non le fanno un granchè: tutt’al più dovrà alzarsi da tavola, andare a vedere alla finestra … poi tornare, sedersi e ricominciare a mangiare.
I testimoni possono scegliere di spendere il loro tempo come vogliono, come tutti d'altronde.
E poi a Maria, anche se non lo sa, è chiaro che la verità sta nella vita così come essa semplicemente si mostra: banale e incomprensibile, noiosa e affascinante.
Se poi uno vuol provare a dirla, la dirà usando il suo personale vocabolarietto di parole “che spaccano”, se invece sarà libero da questo bisogno di veder la verità dietro la vita, vivrà la vita.
I semi di prezzemolo pulsano gravidi e Maria li accarezza nel pensiero.

2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

molto bello :)

28 dicembre, 2006 18:50  
Anonymous Anonimo ha detto...

..tu stai provando a dirla, questa vita.. e ci stai riuscendo.

forse raccontarla è un modo per viverla con qualcun altro.

+alis+

19 gennaio, 2007 15:55  

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