24.12.09

nuova sfida nuovo inizio!
Tento di svecchiare il linguaggio e di andare il più veloce possibile al punto.
No scrittura ottocentesca, no omniscienza, no frasi scritte e riscritte dieci volte.. immediatezza!

8.9.07

che palle ste giornate di sole patocco... buone solo per farci le lavatrici!

6.9.07

qualcuno è vivo

28.8.07

UNA SERVITRICE DI TÈ PER IL SULTANO


Un giorno accadde che alla vecchia servitrice di tè del sultano venne l’Alzheimer, andò a nuotare nel fiume infestato dai coccodrilli e finì divorata.

Allora il sultano indì un bando nel suo regno: tutte le giovani donne che ritenevano di poter essere delle brave servitrici di tè dovevano presentarsi a corte; una tra tutte sarebbe stata scelta per ricoprire il ruolo della vecchia servitrice.

Si presentarono moltissime fanciulle e poiché il sultano si accorse che non era per niente facile scegliere, effettuata una prima scrematura, decise che per i prossimi mesi le fanciulle si sarebbero succedute a turno in modo da poter avere tutto il tempo e l’agio per osservarle.

Inaspettatamente il sultano si accorse che non si limitava a giudicare solamente la cura e l’abilità con cui queste servivano il tè, ma veniva anche colpito dalle loro fattezze, dalle loro espressioni, dal modo in cui conversavano, da ciò di cui amavano parlare, dai loro racconti, dal modo in cui sapevano aver cura del silenzio quando questo aveva un particolare valore.

Di fatto – confidava il sultano al suo consigliere – continuava a mantenere in lizza delle giovani che, quanto all’arte del servire il tè, erano nettamente meno eleganti di altre. Anzi, a dirla tutta, talune, per via degli occhi molto espressivi o per via della piacevolezza e profondità dei discorsi che sapevano intrattenere, erano molto più presenti nei pensieri del sultano pur avendogli già più di qualche volta rovesciato il tè sui pantaloni.

“Capisci il mio dilemma!?!” disse il sultano al consigliere quando ebbe concluso.

“Ho compreso il tuo dilemma, – rispose il consigliere – domani mattina non appena ti sveglierai mandami a chiamare e ti darò la soluzione”.

Il consigliere pensò per tutta la notte e la mattina, non appena il sultano lo fece chiamare, si recò da lui e gli disse: “A lungo ho riflettuto e questa è la soluzione che ti propongo: scegli la fanciulla più abile ed elegante nel servire il tè e sostituisci con lei la povera vecchia servitrice. Le altre giovani, che in vario modo ti hanno affascinato, non mandarle via, ma tienile con te a corte e godrai così egualmente della loro presenza”.

Il sultano detto e fatto, fece decapitare seduta stante il consigliere (dall’intelletto astratto).

[ Perché? - voleva far diventare le giovani fanciulle sue consigliere?

il sultano era una bustina di tè?

il consigliere aveva l’alito pesante? ]

Poi dichiarò a gran voce di modo che in tutto il regno potessero udirlo: “Tutto ciò di cui ho bisogno è una servitrice di tè! Tutte queste donne senza impiego finirebbero per perdere la loro amabilità e risultare moleste a me e a loro stesse. Infatti non avrei più nessun motivo per apprezzare le loro caratteristiche speciali, poiché resterebbero un piacevole dippiù, ma un dippiù a niente. Ed un dippiù a niente non è un dippiù ma solo un’impressione, per quanto gradevole, comunque fugace”.

Così il sultano congedò tutte le fanciulle e... - assunse un servitore uomo?

- non bevve più tè per tutta la sua vita?

- imparò a servirsi il tè da solo?

10.2.07

scoprire quanto spesso mi capita di incontrare da qualche parte
idee che ho avrei potuto pensare io
storie che avrei potuto raccontare io
musiche che avrei potuto immaginare io
concetti che avrei potuto voler sottolineare io
prospettive d'azione che avrei potuto configurare io
intenzioni che avrei potuto voler realizzare io
...
tutto ciò mi induce a dedurre che qualcosa di diverso e di ulteriore sia rimandato a questo "io"
che a monte di questi ritrovamenti appare poco m'io



salir sulla cima dell'universale
baciare e abbracciare tutti
poi come da uno scivolo
gustarsi l'ebbrezza della discesa

tornare a curare se stessi, ad occuparsi amorevolmente ma senza agitazioni o ansie
della propria Erscheinung, come una buona madre, divenir madre di se stessi,
imparar la pietà per la mia carne

(di notte la febbre ed il richiamo di lei quale salvatrice metafisica)

22.1.07

un saluto festoso a tutti gli errabondi
che trovandosi al di fuori di ogni grazia di Dio
si sono trovati -loro malgrado- a passare di qui

26.12.06

FIABA INVERNALE: "A MARIA E' CHIARO CHE"


Dicono a Venezia : “a metaremo sora che’altra”.
Lo dicono dell’acqua quando piove.
Questa sera Maria esce per una passeggiata .
La pioggia scende fine fine, scivola sull’ombrello di Maria e di lì salta per lasciarsi assorbire dal nero denso dell’asfalto.
Maria invece, frapposta in quell’intervallo di caduta, si compiace al pensiero che il prezzemolo verrà su molto bello: ha fatto bene ad attendere un po’ più del solito per seminarlo.
Il prezzemolo – lei non se ne rende conto - suggerisce a Maria tre ordini di considerazioni.
Pensa che oggigiorno si è troppo attaccati alle cose terrene,
pensa che a tutti – deboli e potenti – la morte non farà alcuno sconto,
pensa a quei due testimoni di Geova, una sessantenne chiattona con un bozzo sulla fronte spalleggiata da un vecchio canuto e silenzioso, che le avevano detto che lei non avrebbe fatto parte dei 144 eletti che Geova avrebbe salvato.

Il cielo è ancora chiaro e Maria entra nel supermercato mentre una forza che spinge dal didentro comincia a penetrare la cuticola dei semi ammorbidita dalla pioggia.
Questa cosa che accade silenziosa nelle tenebre della terra non fa parte delle cose terrene alle quali - Maria dice - si è troppo attaccati.
Le è chiaro – pur non sapendolo coscientemente – che, in seguito alla morte del marito, non sono state certo le suppellettili in cucina o i mobili del salotto o la televisione, ad averle dato uno sprone per andare avanti.

[I vestiti, gli oggetti appartenuti ad una persona si possono mettere assieme e dar via in qualche ora. Una casa con tutte le sue cose dentro si può cancellare in una giornata di lavoro].

Erano stati il figlio, i conoscenti, i passeri che venivano a raccogliere le briciole, le piante.

[Solo ciò che vive custodisce il significato del vivere, solo ciò che vive può rammentarcelo.
Ci contorniamo di oggetti morti, inanimati; l’entusiasmo per l’invenzione del computer non fu molto diverso da quello per l’invenzione del martello, oggi ci sentiamo “cool” perché abbiamo il “martello”, siamo la natura che si emargina, siamo la vita che venera la non vita].

Ad ogni modo, le è chiaro – ma a lei il pensarlo dà un certo sollievo - che c’è un tempo finito.
Tutti hanno un tempo finito.
Ciascuno – quaggiù nel mondo terreno - sceglierà di perseguire ciò che preferisce, di vivere nel modo che più gli sembrerà conveniente, che sia giusto o meno giusto, meditato o più irriflesso… e poi, … beh, poi il tempo finisce e buonanotte a tutti.

Secondo quanto dicono i suoi testimoni il regno di Geova, il paradiso, non sarebbe in un oltremondo ma sarebbe sulla Terra stessa, e solo 144 eletti dovrebbero abitare tale paradiso.
Ora, il problema consisterebbe in questi altri 6 miliardi circa di esseri umani che – al momento – scorrazzano liberi nel giardino di Geova mischiandosi il sangue tra loro, mangiando cibi impuri e facendo tutta una serie di cose che fanno incazzare di bestia Geova.

Maria è cattolica, ascolta i preti e le basta.
A lei i testimoni non le fanno un granchè: tutt’al più dovrà alzarsi da tavola, andare a vedere alla finestra … poi tornare, sedersi e ricominciare a mangiare.
I testimoni possono scegliere di spendere il loro tempo come vogliono, come tutti d'altronde.
E poi a Maria, anche se non lo sa, è chiaro che la verità sta nella vita così come essa semplicemente si mostra: banale e incomprensibile, noiosa e affascinante.
Se poi uno vuol provare a dirla, la dirà usando il suo personale vocabolarietto di parole “che spaccano”, se invece sarà libero da questo bisogno di veder la verità dietro la vita, vivrà la vita.
I semi di prezzemolo pulsano gravidi e Maria li accarezza nel pensiero.

25.12.06

son giornate alle quali siamo sempre stati abitutati conferire uno speciale valore
e va bene così,

creano una discontinuità virtuosa
così che ogni tanto Uno può rendersi conto d'esser vivo
e stappare una bottiglia in compagnia.

son giornate dove, in compagnia, si cerca d'essere contenti
tutti assieme

21.12.06

la quiete il silenzio la solitudine quella buona

ho recuperato un senso del Natale..


questa volta sarà meglio
lo sento

19.12.06

"scompaginato"

dicesi delle margherite quando le prendi di sera che sono chiuse,
le apri a forza, le scardini,

e i petali stanno ognuno dove stanno,
violati,

E' lì che la margherita desidera di non essere margherita,

ella preferisce d'esser tutto fuorchè quel groppo scompaginato,
quel ricordo di margherita,

la forma contraddetta
anela d'esser trasportata così ancornonostanteUna nei suoi residui
da una corrente
silenziosa
e densa
e scura,

che la porti lontano da ciò che era,
che le permetta d'essere, essendo meno.

14.12.06

dio esiste! dio esiste!

stanotte mi è apparso in sogno e ha detto che presto la mia tesi comincerà a farsi da sola!!!

[dio deve esistere,
altrimenti non gli parlo più]
è che sai - ... - a volte nelle situazioni puramente negative è possibile veder, come in controluce, il positivo che soggiace in maniera latente,
d'altronde sempre più mi convinco che irriducibilmente il positivo, privo totalmente di negativo, sia più o meno sempre sgradevole retorica

per esempio,


il fatto di passar interi dì completamente lisci per quanto riguarda lo studio o qualsiasi altra forma di neg-otium,

instillandomi il senso di colpa per non essermi guadagnato la giornata,


mi induce a considerare l'assurdo fenomeno del darsi gratuito di ogni giornata


ma ti spiego più facile:
ogni giorno mi sveglio, e immancabilmente mi trovo davanti un intervallo di luce che attende me per essere riempito: proprio me attende!!
esso si dà in maniera quasi idiota, non considera che ieri non ho fatto un cazzo
e dice:"ieri mi hai pacconato, col cazzo che ti vengo ancora a badare!",
lui viene comunque, anche un cane sarebbe più assennato, e invece no,
lui viene comunque


(notazione personale: ... e poi dicono che dio non esiste)

11.12.06

rendersi conto,
l'infinita importanza di rendersi conto

7.12.06

...(ero io che avevo bisogno di tempo per conoscere meglio la situazione, PUNTO).

per il resto viva l'inverno che ci deprime,

però viva l'inverno che ci smuove e ci fa trottare, saltellare
a scrollarci di dosso l'apatia e l'inerzia,
perchè sennò fa troppo freddo.
già
l'inverno, che strano mese..
il mese della sopravvivenza.

un bacione

24.11.06

è un interiore orgasmo che fa socchiudere gli occhi

è la coscienza di me stesso che accade ad intermittenza
è finalmente ondeggiare senza sforzo e senza tensioni


e lasciarsi andare senza perdersi

così è la felicità.

se sono felice?
certo,
sono così felice che non ho neanche più voglia di fare la tesi