Antari si finge mussulmano
Fu senz'altro colpa di quella confezione di tortellini al prosciutto crudo;
quei tortellini che sembravano essere stati concepiti direttamente dentro la plastichetta trasparente che li conteneva,
anzi, essa stessa - probabilmente - doveva aver svolto il ruolo di uovo o placenta o utero ed essi - i tortellini - da muffe embrionali avevano gradatamente preso forma all´interno.
Come fosse sorto, chi o cosa avesse deposto quell´involucro tortellifero - animale uomo o extraterrestre -, tali questioni sorpassano i poteri dell´umana ragion pura.
Insomma, successe che tutta la spesa era stata velocemente trasferita nella dispensa, tutta fuorché quei tortellini che pazientavano fiduciosi sul tavolo della cucina.
Antari si sedette esausto.
I tortellini erano lí, in attesa, in attesa di ricevere una sistemazione, uno scopo, un perché.
Antari era lí, dopo otto ore di fabbrica iniziate alle cinque della mattina aveva esaurito tutti gli scopi, tutti i perché, anche per se stesso: arrivato a casa con il solo desiderio di dormire pur anche la sua semplice autocoscienza gli ronzava fastidiosa ed inopportuna.
Figuriamoci nutrirsi, figuriamoci i tortellini, codeste malnate creature in febbrile attesa.
Non poteva mentire a se stesso: costoro stazionavano sul tavolo della sua cucina perché LUI li aveva presi, LUI li aveva strappati alle materne cure del banco frigo, LUI -propriamente i suoi muscoli - li aveva trasportati "di peso" per centinaia e centinaia di metri fino a casa.
Dipendevano dalle sue decisioni, erano ormai definitivamente sotto la sua responsabilitá, e lui, LUI, non sapeva che farne.
Destinarli per direttissima alla spazzatura non era certo da buoni cristiani, difatti anch´essi -non in sé ma per la coscienza di Antari - si potevano in un certo senso percepire come creature di Dio. Come si poteva negar loro l´esaltante psichedelico viaggio nel sistema digerente umano?
Un odio profondo cominció a nascergli dentro, le labbra si tesero fino a diventare due linee sottili sottili, il respiro si affannó e lo rese paonazzo... distolse lo sguardo.
E fu allora,
nel movimento in cui Antari scivolava dal senso del sacro al senso d´oppressione, che spuntò in lui come un'ernia il desiderio mefistofelico d´un´irrazionale abnegazione auto-mortificante, dell´esposizione di sé in una colpevolezza totale, nuda e impudica, fortemente voluta ed indifendibile.
Gli occhi si spalancarono emettendo una luce sinistra, la follia sguazzó finalmente libera in quel ghigno diabolico.
Nasceva in lui un'intenzione perfetta, invereconda ed inconfessabile, un'ebbrezza carica di vertigine, la bramosia di un cader luciferino, cosí vergognosa che il solo trattenerla nella mente gli causava un gorgoglio di incontenibile piacere.
Antari prese la confezione di tortellini al crudo, la pose sopra il microonde e se ne andó a dormire tranquillo.
La sera, in cucina, era a tavola per la cena una coppietta di italiani, lui e lei entrambi studenti di filosofia. Era l´occasione perfetta!
I due erano persone a modo: affabili, gentili, equilibrati, razionali e di ampie vedute; il sentimento animale é massimamente pungolato quando l´atto meschino si espone al giudizio di intelligenze spirirtuali ed il suo istinto lo sapeva.
Ora non doveva far altro che lasciarsi guidare dall´istinto: nulla di piú facile che cedere alla vertigine e buttarsi.
Disse che se ne sarebbe andato in camera a leggere qualcosa,
quindi si alzó in piedi,
superó il tavolo facendo per uscire,
ma -giunto all´altezza del microonde- rallentó.
La voce incerta, come soprapensiero, distrattamente:
"Ah....ehm.. se volete... potete mangiarli voi questi tortellini" -aprendo la porta- "io non li mangio perché ..." -tutto attaccato ma l´ultima parola ben scandita e con un´enfasi quasi buffa- "sonodiPORCO", e se ne uscí.
Le forchette a mezz´aria, la certezza che c´era qualcosa che non quadrava, lui la guardó e poi disse: "Ma non era cristiano ortodosso?"
quei tortellini che sembravano essere stati concepiti direttamente dentro la plastichetta trasparente che li conteneva,
anzi, essa stessa - probabilmente - doveva aver svolto il ruolo di uovo o placenta o utero ed essi - i tortellini - da muffe embrionali avevano gradatamente preso forma all´interno.
Come fosse sorto, chi o cosa avesse deposto quell´involucro tortellifero - animale uomo o extraterrestre -, tali questioni sorpassano i poteri dell´umana ragion pura.
Insomma, successe che tutta la spesa era stata velocemente trasferita nella dispensa, tutta fuorché quei tortellini che pazientavano fiduciosi sul tavolo della cucina.
Antari si sedette esausto.
I tortellini erano lí, in attesa, in attesa di ricevere una sistemazione, uno scopo, un perché.
Antari era lí, dopo otto ore di fabbrica iniziate alle cinque della mattina aveva esaurito tutti gli scopi, tutti i perché, anche per se stesso: arrivato a casa con il solo desiderio di dormire pur anche la sua semplice autocoscienza gli ronzava fastidiosa ed inopportuna.
Figuriamoci nutrirsi, figuriamoci i tortellini, codeste malnate creature in febbrile attesa.
Non poteva mentire a se stesso: costoro stazionavano sul tavolo della sua cucina perché LUI li aveva presi, LUI li aveva strappati alle materne cure del banco frigo, LUI -propriamente i suoi muscoli - li aveva trasportati "di peso" per centinaia e centinaia di metri fino a casa.
Dipendevano dalle sue decisioni, erano ormai definitivamente sotto la sua responsabilitá, e lui, LUI, non sapeva che farne.
Destinarli per direttissima alla spazzatura non era certo da buoni cristiani, difatti anch´essi -non in sé ma per la coscienza di Antari - si potevano in un certo senso percepire come creature di Dio. Come si poteva negar loro l´esaltante psichedelico viaggio nel sistema digerente umano?
Un odio profondo cominció a nascergli dentro, le labbra si tesero fino a diventare due linee sottili sottili, il respiro si affannó e lo rese paonazzo... distolse lo sguardo.
E fu allora,
nel movimento in cui Antari scivolava dal senso del sacro al senso d´oppressione, che spuntò in lui come un'ernia il desiderio mefistofelico d´un´irrazionale abnegazione auto-mortificante, dell´esposizione di sé in una colpevolezza totale, nuda e impudica, fortemente voluta ed indifendibile.
Gli occhi si spalancarono emettendo una luce sinistra, la follia sguazzó finalmente libera in quel ghigno diabolico.
Nasceva in lui un'intenzione perfetta, invereconda ed inconfessabile, un'ebbrezza carica di vertigine, la bramosia di un cader luciferino, cosí vergognosa che il solo trattenerla nella mente gli causava un gorgoglio di incontenibile piacere.
Antari prese la confezione di tortellini al crudo, la pose sopra il microonde e se ne andó a dormire tranquillo.
La sera, in cucina, era a tavola per la cena una coppietta di italiani, lui e lei entrambi studenti di filosofia. Era l´occasione perfetta!
I due erano persone a modo: affabili, gentili, equilibrati, razionali e di ampie vedute; il sentimento animale é massimamente pungolato quando l´atto meschino si espone al giudizio di intelligenze spirirtuali ed il suo istinto lo sapeva.
Ora non doveva far altro che lasciarsi guidare dall´istinto: nulla di piú facile che cedere alla vertigine e buttarsi.
Disse che se ne sarebbe andato in camera a leggere qualcosa,
quindi si alzó in piedi,
superó il tavolo facendo per uscire,
ma -giunto all´altezza del microonde- rallentó.
La voce incerta, come soprapensiero, distrattamente:
"Ah....ehm.. se volete... potete mangiarli voi questi tortellini" -aprendo la porta- "io non li mangio perché ..." -tutto attaccato ma l´ultima parola ben scandita e con un´enfasi quasi buffa- "sonodiPORCO", e se ne uscí.
Le forchette a mezz´aria, la certezza che c´era qualcosa che non quadrava, lui la guardó e poi disse: "Ma non era cristiano ortodosso?"
3 Commenti:
Caro Francesco credo sia giunto per te il momento di andare a lavorare!!
mio caro timido anonimo, sei forse tu Antari?
ah ah ah....
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