25.2.06

treni-metafora

Si vede che alla gente qualche volta capitava di perdere il treno e così i treni – quando uno pensa ai treni– son sempre lì fermi al binario e pronti per partire.
Ad un treno puoi arrivarci in tempo e salirci
oppure
sei ancora lì che corri nel sottopasso o giù o su per le scale che fischiano e lui –il treno- si comincia a muovere, e quando arrivi tu gli vedi il culo (che con quei due fanali di coda ha sempre un’espressione idiota) che si allontana.
Questo è il treno come se lo immagina la gente. Nulla di più.
E infatti diventa poi metafora di occasione futura persa o colta… dicono: “è un treno che una volta partito non passerà mai più e se non lo prendo ora non lo prenderò mai più”.
I treni partono, punto.

Non s'è mai sentito nessuno parlare di treni in ritardo, né di treni arrivati, menchemai di treni in corsa.
Che metafora potrebbe essere il treno in ritardo? Dipende innanzitutto se ci sei a bordo o se lo stai aspettando.. Per lo più lo stai aspettando e allora potrebbe significare che l’occasione buona tarda a venire, che tu sei pronto lì ad aspettare al binario tutto infighettato con un mazzo di fiorellini freschi di campo ma l’amore della tua vita non s’è ancora fatto vedere…per esempio.
I fiorellini si stanno appassendo, il tuo alito si fa pesante, il vestito si sgualcisce, le FS non ti rimborseranno mai e così ti stanchi di aspettare: pigli il primo treno che passa e dici che tutto sommato va bene così.
Secondo la metafora dominante del treno in partenza invece l’amore della tua vita, o colui che tu presumi esserlo, è sempre lì fermo al binario che ti aspetta, prima o poi si metterà in moto, ma per ora –se ti muovi- puoi fare in tempo a raggiungerlo. Per lo più però – anche se non lo ammetti - sei sempre indeciso, e così in ogni caso – che tu l’abbia preso o perso quel treno -, non sai mai convincerti che era quello giusto.
Ed il treno che arriva?
Il treno che arriva sei tu sempre tutto infighettato che arrivi nella tua nuova città per il tuo fantastico nuovo lavoro, quello che hai sempre desiderato.
E così ti metti sotto di brutto, magari cominci anche a guadagnare bene, ma sei occupato dalla mattina alla sera. Il treno è arrivato, non ti domandi più cosa farai da grande, il pompiere è un lavoro pericoloso e papà drago rischia ogni giorno di perdere suo figlio, la tua donna (draga) non ti vede mai e ti fa le corna con un iguano con la TT ed i tuoi figli non studiano più perché sono in pensiero per Totti che ci’ha il piede rotto. Il treno è arrivato, ora smetti di sognare, scendi e cerca di renderti utile.

Ma ammettiamolo che siamo dei romanticoni..neh!
Il treno che parte..! Bah!
La costante in tutte queste varianti è che si tratta di occasioni del tipo “carpe diem”, “coglimi coglimi che se no te scappo”, “un diamante è per sempre” e via dicendo..
Sembra che ci si sia abituati a credere che le cose si diano già tutte pronte e compatte, o del tutto seducenti e promettenti, o del tutto prive di attrattive: insomma, ciò che si sceglie è da sempre già completamente conosciuto. Quindi va da sé che la scelta è assoluta, definitiva, una scelta per la vita. RiBah!

MA PERCHE’ – DI GRAZIA - LA FACCIO COSI’ LUNGA?

E’ sul suo treno, sul suo Leonardo da Vinci tratta “Verona-Monaco”.
A Padova ha passato delle belle giornate, la solita vecchia biblioteca di filosofia gli aveva fatto tornare la voglia di studiare, aveva appena fatto a tempo a salutare un po’ tutti e già era dovuto ripartire.
In piedi nel corridoio del vagone guardava fuori dal finestrone le Alpi così come eran cresciute in Austria, e i viottolini che seguivano le rotaie, e gli austriachini che percorrevano diligentemente i viottolini con i caschetti sulle loro fanta-biciclettine..
Poi all’improvviso un fragore ventoso: è il treno che va nell’altra direzione, lo riconosce per le carrozze verdi e per l’orario: è il Leonardo da Vinci tratta “Monaco-Verona”. Son giorni questi nei quali mi rompo decisamente le palle, che non c’è nessuno e niente da fare, cerco di imparare il tedesco, mi sforzo di chiedere –per favore- che non parlino in inglese e poi me ne fuggo in stanza che non ho capito un cazzo. Sai quando si dice che uno è rimasto un po’ indietro.. non so, ma continuo a pensare a quell’istante dove i due treni combaciavano per tutta la lunghezza, io dentro a tutt’e due, l’immagine stoppata, e quello che sta scrivendo in questa stanza di Monaco è solo il mio corpo, il mio corpo che m’ha preceduto, perché effettivamente in quell’attimo nessuna delle due direzioni mi convincevano.Niente da fare: sono ancora fermo ai treni che s’incrociano.

3 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

il tuo corpo (anche un pò di cervello, non riusciresti stare seduto) è lì che scrive, la tua mente è ancora ai treni dell'indecisione... cos'è che ti riporterà alla realtà del tuo corpo? se lo scopri ci fai un'invenzione straordinaria... pensaci!!

25 febbraio, 2006 15:58  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao Pich!

26 febbraio, 2006 12:47  
Anonymous Anonimo ha detto...

lascia perdere i treni visto che non ti convincono!!!
Cammina per Monaco,scarica il tuo corpo e la tua mente, dopo sarà diverso!!!!

Belle comunque le icone...
Ciao Dany

02 marzo, 2006 20:26  

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